Silenzio. Imbarazzo. I tecnici si guardano tra di loro, ma non proferiscono parola. Nell’aria ancora l’eco della porta che ha accompagnato l’uscita dell’avvocatessa Keating: “Sig. Lombroso, ehm come dire… lei è in anticipo, noi avevamo appuntamen…”. “Lo so, lo so, ma sa passavo di qui e mi sono detto “perché non entrare? Magari mi accomodo in un angolo ed ascolto. Ho fatto male?”.

Rompe così gli indugi il padre della criminologia moderna, aggiungendo poi: “Sì, forse sono stato un tantino sgarbato ad inserirmi senza preavviso così, diciamo ex abrupto, ma non potevo tacere. Capisco tutto, dai processi americani – molto diversi da quelli italiani – alla fama della sig.ra Keating, ma certe cose non le concepisco, è più forte di me”.

Senza lasciar spazio a repliche o a domande, lo stesso continua: “Come già espresso in precedenza, ho ritenuto possibile, durante gli studi condotti nel corso della mia vita, individuare elementi specifici della personalità del criminale. Secondo i miei studi i delinquenti si differenziano per la presenza di anomalie fisiche di natura atavica”.

Qui la domanda, ad un terzo che ascolta dall’esterno, sorge spontanea: “Ciò significa che si potrebbe parlare dunque di una teoria? Nello specifico, di una teoria del delinquente nato?”.

Diciamo di sì” – Lombroso sospira – “Ritengo che i criminali possano essere riconoscibili per anomalie somatiche o costituzionali, tipiche del delinquente. Una volta credevo che il 70% dei criminali rientrasse all’interno della categoria del delinquente nato, ma poi mi sono ricreduto e sono sceso al 35% aggiungendo, inoltre, altre due categorie: il delinquente folle ed il delinquente occasionale”.

Lo studio viene catturato dal fascino del sig. Lombroso, tutti pendono dalle sue labbra e dal suo fare chiaro e deciso: “Ora però, se non vi spiace, avrei un appuntamento. Magari, se vorrete, ci sarà modo di organizzare un’altra intervista ed approfondire i miei ragionamenti: vi prometto, niente più interruzioni, arriverò all’ora stabilita”.